Intervista a CRISTIANA ESPOSITO di Fulvio Spagnoli
Fulvio: Questa volta è il turno della spumeggiante Cristiana Esposito, attrice cinematografica. È una tarda mattinata di metà settembre a Roma: al sole fa caldo ed all’ombra l’aria pizzica …perfetto per incontrare Cristiana: un po’ la sua personalità…
Cristiana: La scelta del cinema non si può spiegare: può sembrare banale ma è una cosa che ho sempre sentito. Fin da quando avevo sei anni ad una festa di carnevale, vestita da principessa Zaffiro, fui intervistata da una TV locale: io fui l’unica bambina a dire “io voglio fare l’attrice”. La cosa ha sconvolto anche mia madre per la mia sicura decisione. Premetto che io vedevo pochissimo la televisione: preferivo stare in strada a giocare con gli altri bambini. L’intervistatrice mi fece la stessa tua domanda: ed io risposi “è una domanda banale è una cosa che si sente dentro”: ribadisco, avevo sei anni.
Oggi vivo la stessa cosa: lo sento dentro, non si può spiegare; è una magia …ogni volta che mi esibisco sono felice, anche soltanto nelle prove. È la mia vita. È la mia linfa vitale.
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Il cinema è pura elettricità, è pura magia …è una cosa che rende visibile l’invisibile; vedi, una storia te la puoi immaginare: per te risulta visibile per altri no: tu porti sullo schermo l’invisibilità di quel pezzo; e così facendo lo rendi visibile per tutti.
Non ho voglia di interromperla: piano piano sta tirando fuori il suo lato di puro “peperino”
Il cinema? …preferisco chiamarla arte e non industria: è come essere sempre bambini, immaginare di fare cose nuove, essere persone nuove. Rende più bella la vita, anche se si recita un “drammatico”.
L’attore è quella persona che rende magico tutto ciò che porta davanti la telecamera o sulla scena. È una sensazione meravigliosa. E sentirsi attrice mi fa sentire una persona particolare: per esempio di un albero vado a vedere quelle mille sfaccettature che agli occhi comuni sfuggono: è pura sensibilità.
Sorseggiamo il caffé che ci viene appena portato, poi riprendiamo…
Attori si nasce: lo si è dentro; bravi si può diventare. Essere attori non significa andare in televisione e …fare l’attore e …recitare. Attore è quello che per due lire va a fare uno spettacolo teatrale, va a fare anche gratis un cortometraggio. Non lo si è in base a quanto si guadagna: lo si è dentro, fino alla morte.
In famiglia non volevano; …poi tanto, da buon capricorno, non mi sono fermata.
Ora è simpaticamente padrona della scena…
Sono stata sempre un clown della compagnia, ma quando recitai il primo pezzo ero impacciata. Mi toccavo sempre la maglia fino a quando il mio insegnante, Antonio Ferrante, mi ha fatto respirare fisicamente l’odore del palcoscenico …ciò mi aiutò a tirare fuori tutto quello che avevo dentro.
Non è un mestiere facile: ogni volta sei sconvolto dal personaggio da interpretare.
Mi è accaduto vestendo i panni di Giovanna D’Arco: ho rivissuto la sua vita totalmente, fino al punto che, dopo, ho avuto bisogno di un certo tempo per uscirne fuori; da allora ho imparato ad irrompere in un personaggio lasciandomi una piccola riserva di me … un modo per dirsi stop.
Per me Shakespeare è stato grande perché in molte sceneggiature era essenziale, non scriveva sulla sceneggiatura indicazioni espressive all’attore: se in quel momento io sento di dover piangere, per essere vera, lo faccio anche se sul copione non è previsto; non voglio scimmiottare la verità. Lui scriveva: Amleto entra oppure Amleto esce.
Il suo Ipod è sul tavolino accanto al suo cellulare: sarei curioso di chiedergli i sui gusti musicali, ma lei non me ne da il tempo e…
È stato per me fantastico quando nella “Squadra” mi hanno dato da fare la parte della protagonista come tossicodipendente: ho vissuto per tre giorni a S. Benedetto del Tronto con dei tossici veri. Non volevo fare una loro caricatura…Non è stato facile, li ho ripresi, li ho studiati nel modo di camminare, di parlare. Mi sono esercitata per arrivare alla loro parlata: per una settimana sono stata con i sassolini in bocca per arrivare alla loro lentezza. C’è differenza tra il suono che emettono e quello che hanno in mente me li sono ingraziati con imitazioni. Ho vissuto e dormito con loro
Qui Cristiana è avvolta di sincera malinconia
…oggi torno da loro: mi hanno cambiata …come persona mi hanno fatto riflettere. Sono stati come un pugno dello stomaco: ragazzi giovani senza denti…; inizialmente mi hanno chiesto “che cosa vuoi da noi?” È stata una domanda a cui è stato difficile dare una risposta concreta credibile.
Interpretare significa portare la verità sempre e comunque:devo fare l’agente di borsa? …ebbene, anche il suo portafoglio è un particolare importante: ha le foto del marito?...oppure…
Ora le sue mani si agitano in una simpatica gesticolazione…
Regista? Preferisco stare davanti e non dietro la macchina da presa. Mi sono dovuta trattenuta a partecipare anch’io... però è stato bellissimo: ho visto prendere vita quanto io avevo scritto …è stata come una libidine. È un vantaggio essere attore per fare regia: sai “come” e “quello” che devi chiedere. Anzi, ogni regista dovrebbe fare almeno un anno di recitazione per capire che cosa è l’attore ... anche dopo la scena,il regista deve essere con te, sempre ...come un fantasma, non lo vedi ma lo senti.
Il carisma di farti sentire a tuo agio, il saper come prenderti, saper quale sono le tue doti e trasformarle…dovrebbe saper far recitare anche le pietre.
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